Come il primo Natale narrato dai Vangeli si è trasformato in quello della tradizione
Che fosse dicembre, è improbabile. Che corresse l'anno Zero (o più propriamente Uno), è impossibile. Che fossero presenti un asino e n bue, lo dicono solo alcuni testi che la Chiesa rigetta come apocrifi. Che tutto avvenisse in una grotta, idem. Infine, che nel cielo notturno brillasse una cometa, è una suggestiva leggenda inventata di sana pianta nel clima culturale del tardo Medioevo, 13 secoli dopo i fatti, quando Carlo Magno era già morto da 500 anni e Dante Alighieri aveva già doppiato il famoso "mezzo del cammin " della sua vita.
Dunque come fu, in realtà, il primo Natale della Storia, quello che si festeggiò a Betlemme due millenni (abbondanti) fa? La domanda è di quelle che Mile Bongiorno avrebbe definito da "cento milioni", perchè le fonti di notizie sono scarsissime. Dei quattro evangelisti canonici, due (Marco e Giovanni) non dicono nulla sul tema; un terzo dedica al Natale un versetto telegrafico: "Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode" (Matteo, 2:1). Solo il vangelo di Luca indugia su qualche dettaglio.
Tanto silenzio non deve stupire: i primi cristiani consideravano sconveniente parlare di certi aspetti della vita del Messia, ritenuti troppo "terreni". Ancora all'inizio del terzo secolo, chi cercava dettagli sul primo Natale si tirava addosso il sarcasmo di un padre della Chiesa, Clemente Alessandrino: "Costoro non si contentano di sapere che in che anno è nato il Signore, ma con troppa curiosità cercano anche il giorno!". E un'altro "padre", Origene (182-254), arrivoò a teorizzare: "Nelle scritture solo i peccatori, non i santi, celebrano la loro nascita". In questo quadro non è strano che tre vangeli tacciano sul Natale, ma semmai che uno ne parli.
Ecco il testo controcorrrente: "Ora, mentre si trovavano in quel luogo (Betlemme, ndr) si compirono per lei (Maria, ndr) i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perchè non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria di Dio li avvolse di luce" (Luca, 2:6-9).
Come si può notare, l testo non cita alcuna cometa, alcuna coppia bue asinello, alcuna grotta. Parla invece di una mangiatoia, che sottintende una stalla. Ancora: il testo non parla di dicembre e tanto meno del giorno 25. Anzi, i casi sono due: o l'episodio dell'adorazione dei pastori (che ispirò nei secoli seguenti molti artisti) è solo una fantasia, oppure il primo Natale fu in un'altra stagione, visto che l'inverno in Giudea è troppo freddo perchè uomini e greggi dormano all'aperto di notte.
Quando dovremmo far festa, allora? Il mondo cristiano risponde in ordine sparso. La scelta del 25 dicembre, che oggi accomuna cattolici e protestanti, non è condivisa da ortodossi, copti e ameni, che comunque puntano su date invernali ( 6 o 7 gennaio, secondo le confessioni e il ritmo degli anni bisestili).
Un tempo il calendari liturgico era ancor più variegato: alla fine del III secolo, quando i cristiani iniziarono a uscire dalla catacombe, in Tunisia il Natale si celebrava il 28 Marzo, in Egitto il 20 Maggio e a Roma forse mai. Insomma: in assenza di notizie certe, sulla data del "vero Natale" molti sono andati a briglia sciolta, senza timore di essere smentiti.
Quando e perchè, dunque, fra i molti presunti compleanni di Gesù, ha prevalso il 25 Dicembre? Chi scava alle radici della festa cristiana non trova evangelisti, ma un paganissimo imperatore romano, un papa e un calligrafo.
L'imperatore era Aureliano, prode militare nato nell'attuale Serbia che, volendo unificare culturalmente il mondo romano, nel 274 istituì per decreto un dio uguale per tutti i sudditi (il Sol invictus), fissandone la festa (Dies natalis) poco dopo il solstizio d'inverno, quando le giornate ricominciano ad allungarsi. Così i cristiani trovarono il Natale del Dio Unico già bell'è pronto. E presto sostituirono il Sole con Gesù. Poi arrivò il papa, che si chiamava Giulio I: probabilmente fu lui a fissare ufficialmente la festa a fine dicembre. Poco dopo o poco prima (fra il 336 e il 354) un calligrafo, tale Furio Dionisio Filocalo, disegnò la Depositio martyrum, il primo calendario liturgico, dove il Natale era segnato a ridosso ella "calende di gennaio" (il nostro Capodanno).
Per fare presepi storicamente corretti, però, andrebbero tolte anche altre cose: per esempio il bue, l'asinello, la cometa e la stessa grotta.
Partiamo dalla grotta. La devozione popolare da 17 secoli la identifica in una precisa cavità (naturale, ma "ristrutturata") lunga circa 13 metri e alta oltre 3, trasformata in cripta all'interno della Basilica (ortodossa) della Natività che si affaccia su una piazza detta "della Mangiatoia", nel centro di Betlemme. Chi scende laggiù trova due altari, un mosaico malconcio e una stella d'argento incastonata nel pavimento, nel punto dove la Madonna avrebbe partorito Gesù: "Hic de vigine Maria Jesus Christus natus est". avverte la scritta.
Ebbene, la venerazione di quella cavità non si basa su prove storiche, ne risale ai primi cristiani: la più antica notizia del culto legato al luogo è del 326, il mosaico è d'epoca crociata e la stella fu collocata addirittura nel 1717. Di più, come si diceva, i vangeli canonici non citano grotte; a parlarne sono solo gli apocrifi, quasi tutti del IV-V secolo.
Un esempio, tratto dal Vangelo armeno: "Poi Giuseppe scorse una grotta piuttosto grande, dove dei contadini e dei pastori, che lavoravano nei dintorni, si riunivano e mettevano al riparo le greggi."
Agli apocrifi risale anche la tradizione del bue e dell'asinello. Il primo a parlarne fu un testo (forse del IV secolo) a cui un falsario aggiunse la firma di san Matteo: "Tre giorni dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla; mise il bambino nella mangiatoia e il bue e l'asino lo adorarono".
La cometa, infine, è un'invenzione artistica del pittore Giotto, che nel 1303-05 la dipinse nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Da allora la cometa è diventata quasi un dogma. Eppure i testi antichi che raccontano la storia del Magi, come il Protovangelo di Giacomo, parlano solo di apparizione di un astro anomalo: " Una stella grandissima, che briilava tra le altre e le oscurava, così che le stelle non si vedevano".
Da secoli molti si chiedono se quell'astro era reale o solo un simbolo letterario. Rispondere al quesito può servire a sciogliere anche un altro interrogativo: quanto tempo fa inziziò l'era cristiana? La domanda può sembrare scontata, visto che oggi contiamo gli anni "avanti Cristo" e "dopo Cristo". Ma non è così.
I dubbi nascono dall'esame di due vangeli canonici, in contraddizione fra loro. Matteo colloca la nascita di Gesù "al tempo del re Erode". Luca affema invece che Maria e Giuseppe andarono a Betlemme per un censimento indetto "quando era governatore della Siria Quirinio". Ma Erode il Grande morì nel 4 a.c. e il "censimento di Quirinio" paria sia del 6 d.c. Quindi i conti non tornano. L'unica cosa chiara è che Cristo non nacque nel primo anno della nostra era, bensì dopo (quasi certamente) prima.
(tratto da Focus Storia Dicembre 2009)