Vede ovunque complotti, teme di essere preso in giro, persino dagli amici o dal partner: è il diffidente a oltranza. Sempre all'erta, non si rilassa mai. Un'ansia da controllo che si può sciogliere.
I DANNI
Cosa si perde chi ha sempre paura di restare "fregato".
- Perde occasioni di incontro, di scambio e di arricchimento
- Rallenta lo sviluppo psichico e le naturali trasformazioni dell'Io
- Diventa ostico da frequentare e allontana le persone
- Blocca qualsiasi novità nel tentativo di gestire e controllare tutto
I LUOGHI COMUNI
Le frasi fatte condizionano l'esistenza
A fomentare la diffidenza a volte è una quantità inusitata di pregiudizi che la persona porta dentro di sè. Sono valutazioni, basate perlopiù su stereotipi, derivanti dalla famiglia di origine, dall'ambiente in cui si è cresciuti e dai valori morali di riferimento, e che si sono stratificate nella mente, impedendole un incontro libero con la realtà. Potenzialmente non c'è limite a questa "accozzaglia" di luoghi comuni. Ecco qualche esempio.
"Gli uomini sono tutti bugiardi"
"Fidarsi è bene, ma non fidarsi ..."
"La vera amicizia non esiste"
"I medici non capiscono niente"
Se non esistesse la diffidenza, non solo l'umanità ma anche la maggior parte delle specie animali si sarebbero estinte da tempo. Come istinto naturale, è quell'opzione che spinge a non fidarsi subito delle situazioni nuove e sconosciute, a non esporsi e, quindi, a non mettersi in pericolo.
Tuttavia, come ogni opzione della nostra mente, se diventa un atteggiamento costante rischia di creare molti più danni che benefici. Il diffidente si comporta come se vivesse nella giungla , governata da leggi feroci di sopravvivenza e da pericoli continui.
Certo, esistono i manipolatori, gli imbroglioni, i fasulli e, più in generale, esistono "gli altri" con le loro caratteristiche di imprevedibilità, che non sempre sono in sintonia con i nostri bisogni. Ebbene, il diffidente mette tutto sullo stesso piano e affronta tutto allo stesso modo. Cioè, innanzitutto, non fidandosi.
La scottatura.
"Sono già stato scottato": è uno dei motivi ufficiali che più spesso il diffidente adduce per giustificare il suo atteggiamento. Una o più storie d'amore e d'amicizia sono andate male e lui - lungi dal pensare di poter aver dato il proprio contributo alla loro fine - non ha trovato altro modo che quello di non fidarsi, di tirarsi indietro. O meglio, in realtà non si tira indietro: cerca ugualmente la relazione ma vuole essere convinto, chiede continue conferme e prove di fedeltà, mettendo l'altro in una condizione difficile.
"Questo qui mi vuole raggirare, quest'altro mi vuole fregare" è il pensiero istintivo quando il diffidente si trova davanti a persone che non conosce o a situazioni nuove. E la diffidenza viene applicata anche alle persone familiari, ad esempio il partner, da cui si teme costantemente di essere presi in giro. Qui la persona, senza accorgersene, mette in atto un meccanismo psicologico inconscio, chiamato proiezione, per il quale attribuisce all'altro ciò che invece appartiene a se stessa.
Libertà di scegliere
Si, essa vede il possibile raggiro ben prima di poter sapere se realmente ci sia, perchè è cresciuta in un ambiente impregnato della cultura del sospetto e della manipolazione, a partire da genitori e parenti, ed avendo appreso che non ci si può fidare di nessuno, ha sviluppato capacità di raggiro così spiccate che ormai le "vede" dappertutto.
Qualunque sia la causa della diffidenza esasperata, il risultato è sempre negativo. Infatti per evitare i pericoli si evitano anche tantissime altre situazioni che potevano essere piacevoli o vantaggiose; e quegli stessi pericoli possono quasi sempre essere visti e prevenuti anche con un normale atteggiamento di sana cautela o di semplice attenzione.
Questa diffidenza tout court impedisce dunque di ricevere, di conoscere, di farsi conoscere, di farsi curare, di evolvere. Perciò è necessario, per chi ne sente il bisogno, di cambiare qualcosa. E la prima cosa è comprendere che diffidare non implica tirarsi indietro, ma semplicemente aver bisogno di conoscere più a fondo la realtà che si deve o che si vuole incontrare. Perchè se non si conosce, non si è liberi di scegliere.
LA GUIDA PRATICA
IMPARE CHE GLI ALTRI POSSONO ESSERE LA TUA SQUADRA
Passa dal corpo.
L'eccesso di diffidenza implica sempre un ipercontrollo mentale. Per scioglierlo è utile passare dal corpo invece che dalla mente. Con l'aiuto di un esperto dedicati a tecniche corporee che ti aiutino a lasciarti andare, ad affidarti a chi ti fa il trattamento, a non voler "guidare" quel che accade. In tal modo si crea una reale disponibilità ad aver fiducia.
Gioca di più.
Diffidare, controllare, anticipare, stare allerta: la vita così è priva di vero piacere. E' troppo che non ti svaghi, ma soprattutto che non giochi. Giocare in gruppo - da un'attività sportiva a un gioco di società - è un ottimo modo per oltrepassare l'istintiva diffidenza e rendere più fluide e spontanee le relazioni. Perdersi nel divertimento aiuta ad abbassare le difese.
Impara ad approfondire.
L'atteggiamento diffidente ti impedisce una reale conoscenza della realtà che ti trovi di fronte. E' necessario trasformarlo in qualcosa di più attivo e di più utile. Invece di irrigidirti, impare ad approfondire la conoscenza di chi hai davanti, ad acquisire più elementi. Solo così potrai sapere se è il caso di stare sul chi va là oppure lasciarsi andare.
(tratto da: Riza n.370 2011)