Dagli sport di resistenza puoi imparare una tecnica che ti aiuta a sviluppare la capacità di non perdere la calma e superare le avversità nei momenti difficili.
Non ne puoi più e ti sembra che tutto ti crolli addosso? Non disperare, devi solo diventare resiliente. Devi cioè apprendere la capacità di affrontare le difficoltà della vita, di superarle con successo e di uscirne addirittura rinforzato.
Secondo Pietro Trabucchi, psicologo che da sempre assiste i campioni nelle discipline di resistenza (ha seguito la nazionale di sci nordico Torino 2006 e attualmente allena la squadr nazionale Vancouver 2010, oltre a insegnare psicologia dello sport e coaching all'università di Verona), la resilienza è l'abilità di persistere nel raggiungimento di obbiettivi difficili, fronteggiando in maniera efficace i problemi che via via ti si presentano davanti.
"Si tratta di scoprire e alimentare un'intelligenza particolare che c'è dentro di te, che ti consente di mantenere alta la motivazione profonda di fronte a uno scopo e di accettare i cambiamenti a cui la vita ti sottopone come un'opportunità piuttosto che una minaccia", continua Trabucchi.
"Questo atteggiamento non è un talento o un dono sovrannaturale che alcuni ricevono alla nascita e altri no". E' piuttosto una capacità cognitiva, che si può imparare, mantenere e migliorae, proprio come si fa con una disciplina sportiva". La buona notizia è che più ci si allena, più si diventa bravi.
Gli uomini primitici sono il primo esempio di resilienza. "I nostri antenati cacciavano prede di grosse dimensioni (antilopi, gazzelle, cervi) e non era un'impresa facile due milioni di anni fa", prosegue l'esperto, "quando non c'erano ancora archi, frecce e altre armi". Privi della velocità per poterle assalire, i nostri antenati le sfinivano a furia di inseguirle: è la tecnica definita "caccia persistente". In termini evolutivi, sono sopravvissuti solo i cacciatori più perseveranti, capaci di mantenere la concentrazione più degli altri.
COME IMPARARE A RESISTERE
E' più facile catturare una preda se si ha fiducia di potercela fare. Ovvero, se in una situazione difficile si riesce a intravedere la speranza di un cambiamento, si avranno maggiori possibilità di successo.
"In due parole, gli ottimisti sono per loro natura più resilienti dei pessimisti. Leggono cioè la realtà sempre pensando che una difficoltà sia uno stato temporaneo", spiega Trabucchi.
Dal punto di vista cognitivo, infatti, la capacità di sperare può esere definita come la fiducia nell'impermanenza (tutto cambia di continuo). Secondo lo psicologo Martin Seligman, esperto di psicologia positiva, ottimismo e pessimismo sono due stili di comportamento diversi, che impariamo dalle figure di riferimento (genitori, insegnanti, ecc). Il primo percepisce un insuccesso come un fenomeno temporaneo e casuale, il secondo invece tende a generalizzare una sconfitta e a estenderla a tutti gli ambiti dell'esistenza (di fronte a un insuccesso professionale, inizia a sentirsi un fallito anche come marito, genitore, amico e via dicendo). Ma cambiare si può: ecco come girare l'interruttore da negativo a positivo:
1 ANALIZZA IL TUO MODO DI VEDERE LA REALTA': per esempio, "Il mio collega non mi ha salutato, quindi mi odia". O ancora: "Ho litigato con mia figlia: sono una cattiva madre". "Non ho raggiunto l'obbiettivo che mi era stato richiesto: sono una nullità".
2 AUMENTA LA TUA AUTOEFFICACIA PERSONALE: neutralizza i tuoi "sabotatori interni"; quelle vocine dentro di te che tendono a svalutarti e a giudicarti incapace. Elimina pensieri come "Non ce la farò mai", "Non sono all'altezza": non fanno altro che aumentare il tuo senso di inadeguatezza. E' come se la mente reagisse in modo automatico a un'interpretazione della realtà, non alla realtà stessa.
3 MIGLIORA IL RAPPORTO TRA CORPO E MENTE: il cervello umano si adatta alle nuove esperienze, creando nuovi neuroni e nuovi collegamenti. In termini di resilienza, significa che se ti sforzi di adottare una visione del mondo più positiva e funzionale, questo cambiamento diventerà permanente. Per esempio, se un atleta percepisce un obbiettivo come impossibile, il suo corpo si adeguerà alla situazione. "Tenterà l'obbiettivo", prosegue Trabucchi, " ma gli ormoni della paura ne impediranno la riuscita".
Al contrario, se sei convinta di farcela, il tuo corpo di seguirà.
PUOI CAMBIARE... DI TESTA
Una volta imparata, la resilienza si può migliorare. "Fino a poco tempo da si pensava che la volontà fosse un concetto puramente filosofico, oggi sappiamo che non è così". continua lo psicologo. "Ogni sforzo di volontà comporta una modificazione delle aree cerebrali.
Suzanne Segerstrom dell'Università del Kentucky lo ha dimostrato in un esperimento: a un gruppo di individui cui è stato chiesto di non mangiare cioccolato ma di scegliere le carote crude, è stata notata l'attivazione delle zone prefrontali del cervello. Quando resisti a una tentazione, queste zone cerebrali frenano gli impulsi istintitvi della parte più primitiva del cervello (quella che ti farebbe allungare le mani sul cioccolato).
Questo esercizio di determinazione è dispendioso in termini di energia (si consuma molto glucosio nello sforzo) ma allena la concentrazione, una qualità che , insieme alla motivazione, è fondamentale per mantenere la resilienza. Ed è proprio grazie a queste caratteristiche che l'uomo è in cima alla scala eolutiva. Dal 1983 in Arizona si svolge la competizione Man against horse race, una sfida di corsa tra uomo e cavallo di 80 chilometri. Dal 1999 hanno cominciato a vincere gli uomini. Come mai? Perchè il cavallo, anche se è più veloce dell'uomo, non è in grado di dosare la fatica: non capisce quanto sta consumando e, superata una certa soglia, si blocca. L'uomo invece, sa mantenere il controllo delle proprie risorse e, se è resiliente, riesce a far fronte alla situazione e a superare i suoi limiti.
MEDITA E VIVI IL PRESENTE
Un altro metodo efficace per sviluppare la concentrazione e l'automotivazione è la meditazione. "Non ha nulla a che fare con la religione o le discipline new age", dice l'esperto. "Si tratta invece di una tecnica per combattere lo stress, che ti permette di prendere le distanze dai pensieri negativi come ansia, rabbia, frustrazione e aggressività.
Dal punto di vista psicologico, chi pratica la meditazione è in grado di controllare maggiormente le proprie emozioni e riesce a non farsene travolgere. Dal punto di vista fisiologico, invece, questo metodo regola la produzione di cortisolo e noradrenalina (tra i più importanti ormoni legati allo stress cronico), rallenta il battito cardiaco e tiene sotto controllo la pressione sanguigna; inoltre aumenta la produzione di serotonina (L'ormone del buonumore) e innalza la difese del sistema immunitario.
Meditare è semplice: seduti o sdraiati, portare l'attenzione sul respiro cercando di concentrarsi sul momento presente. L'obbiettivo è osservare le divagazione della mente (pensieri, ansie, paure, sensazioni) per poi tornare nuovamente alla respirazione.
(tratto da: Starbene marzo 2012)