Ognuno, se vuole, è in grado di compiere azioni eroiche, senza essere Superman o Wonder Woman.
C'è Nelsol Mandela, che ha guidato il Sudafrica verso la liberazione dall'Apartheid. O Madre Teresa di Calcutta, una vita dedicata ai più poveri. E nel mondo della fantasia ci sono Achille, il guerriero vincitore che si sacrifica per Patroclo, e Superman, timido giornalista che indossati tuta e mantello si lancia al salvataggio del mondo.
Li chiamiamo eroi: si battono, si sacrificano, rischiano per un ideale, per difendere i più deboli, per denunciare un'ingiustizia. Ci sembrano irraggiungibili nella schiera dei pochi eletti capaci di elevarsi al di sopra degli altri. Invece non è così, dicono gli psicologi. Chiunque può compiere un gesto eroico. Basta cogliere l'occasione. Per far bene a se stessi e alla società.
UN GESTO PER GLI ALTRI
"In un tempo come il nostro, in cui è valore appartenere alla maggioranza, l'eroe è chi si distingue perchè orienta la propria azione verso il bene, consapevole dei rischi e dell'eventuale impopolarità che ne conseguono", spiega Piero Bocchiaro, psicologo e autore del libro La psicologia del male (Laterza), che dedica un capitolo alla figura dell'eroe positivo.
"L'azione eroica è volontaria, comporta un rischio o un potenziale sacrificio, viene compiuta nell'interesse di una o più persone o della collettività e non prevede un beneficio. L'eroe, classicamente inteso, è chi rischia la propria vita per salvarne un'altra; ma anche chi mette a repentaglio la carriera per denunciare le irregolarità commesse da un superiore. Ma eroe è anche chi decide di prendere posizione, di intraprendere un'azione difficile. E così facendo si differenzia da una maggioranza passiva, che subisce o che assiste con indifferenza alla realtà".
IL PRIMO PASSO: USCIRE DALL'INDIFFERENZA
OCCORRE AVERE FIDUCIA IN SE STESSI
Certo, se ci si paragona ai modelli di eroi normalmente intesi - semidei che svolgono azioni incredibili - si rischia di sentirsi inadeguati e incapaci di produrre qualsiasi azione positiva. "In realtà quello dell'eroe è un ruolo che ognuno può trovarsi a interpretare, almeno una volta nella vita, basta avere un po' di fiducia in se stessi e di coraggio" spiega Francesco Pinto, psicologo. "Avere fiducia in se stessi, significa poter fare affidamento su di se quando si decide di prendere posizione o di intervenire e significa anche credere di poter produrre un cambiamento.
Innanzitutto è bene allenarsi a pensare che non è necessario essere individui straordinari per compiere azioni straordinarie. Quello che dovremmo fare invece è passare dall'io al noi: uscire dall'individualismo e cominciare a sentirci davvero parte di una comunità, soffermarci e indignarci di fronte alle ingiustizie, alla solitudine o semplicemente alla maleducazione. La consapevolezza è il primo indispensabile passo.
Poi occorre agire. Ogni giorno ci vengono offerte tante piccole opportunità: dai gesti più banali, come aiutare un'anziana a trasportare la spesa fino ai comportamenti più sistematici, come dedicarsi al volontariato. Il nostro intervento a favore di qualcuno può generare un'onda positiva e coinvolgere altri, perchè anche chi ci circonda acquista consapevolezza di un problema e, magari, decide di intervenire. Alcuni studi hanno dimostrato che quando una persona si ribella a un sopruso stimola gli altri a comportarsi nello stesso modo, imitandola".
L'IMPORTANZA DELLE EMOZIONI
"Va sottolineato" continua Bocchiaro "che l'azione eroica ascolta le emozioni che portano a indignarsi, più che la ragione. Davanti al bivio - fare o non fare qualcosa per qualcuno, intervenire o non intervenire di fronte ad un sopruso - bisogna agire d'impulso, senza ascoltare la voce razionale, quella che ci dice che è più conveniente stare fermi, che ci elenca i rischi e gli svantaggi che potremmo procurarci. In alcuni casi, occorre superare anche un certo imbarazzo: nel momento in cui prendiamo posizione, interveniamo per migliorare una situazione, saliamo sul palcoscenico, ci esponiamo in prima persona. Non è cosa facile, specie per chi ha un carattere più timido e riservato, recitare un ruolo da protagonista".
(tratto da Silhouette - Novembre 2011)