Il "forame ovale pervio" è una malformazione cardiaca poco nota. Nella maggior parte dei casi non dà problemi, ma a volte si. Proprio come è accaduto al giocatore del Milan.
Il suo nome era praticamente sconosciuto anche se si tratta di un difetto congenito del cuore abbastanza comune. E' stata la vicenda di Antonio Cassano - fortunatamente risolta in modo positivo - a dare l'occasione di parlare in maniera più attenta del "forame ovale pervio" e di capire che cos'è, che cosa comporta e come si cura.
Nella maggioranza dei casi questa malformazione, che causa un'anomala circolazione del sangue tra le due cavità del cuore, è un difetto che rimane silenzioso e non causa alcun problema per tutta la vita. E' anche un disturbo che oggi si può risolvere senza ricorrere a un intervento invasivo come quello a cuore aperto: una semplice procedura consente al cardiologo interventista di saldare la membrana che dovrebbe tenere separati l'atrio destro e quello sinistro del cuore, ripristinando una condizione anatomica normale. Vediamo in dettaglio.
Un difetto congenito
Il forame ovale pervio (Pfo) è un'anomalia cardiaca congenita, cioè presente fin dalla nascita, e abbastanza frequente: interessa circa il 25-30% della popolazione mondiale. Si tratta di un difetto nell'anatomia del cuore: un "passaggio" tra le due cavità atriali che, invce, dovrebbero essere separate.
- La comunicazione tra l'atrio destro e quello sinistro del cuore è normale (e necessaria) durante la vita fetale del bambino. Ma alla nascita, quando il piccolo inizia a respirare da solo, dovrebbe gradualmente scomparire: entro il primo anno di vita, i due atri del cuore non dovrebbero più essere comunicanti tra loro.
- In caso di Pfo, invece, si è in presenza di un "accollamento" incompleto della membrana che costituisce il setto interatriale, cioè la parte che divide l'atrio destro del cuore da quello sinistro.
- In pratica, la "porta" che separa i due atri non è perfettamente chiusa e può aprirsi in un senso o nell'altro (cioè verso l'atrio sinistro o destro) a seconda di dove è maggiore la pressione del sangue.
Può causare un'ischemia cerebrale
Nella maggioranza dei casi, questa anomalia non provoca alcun problema nel corso della vita. In una piccola percentuale, invece, il Pfo è associato a episodi di ischemia cerebrale, perchè è possibile che di microtrombi passino dal sangue venoso (che circola nell'atrio destro) al sangue arterioso (nell'atrio sinistro). Si parla allora di "embolia paradossa".
- Questi trombi possono ostruire il flusso dell'arteria che irrora il cervello, causando l'interruzione dell'afflusso di sangue a una parte del tessuto cerebrale (ischemia).
- I possibili danni dell'ischemia dipendono dalla sua durata e dall'estensione dell'area interessata. Se questo fenomeno si risolve entro le 24 ore si parla di Tia (attacco ischemico transitorio).
- E' bene considerare, però, che molti casi di ischemia cerebrale in persone giovani sono legate anche ad altre condizioni, per esempio la predisposizione a sviluppare trombi nel sangue (trombofilia).
L'intervento di chiusura del Pfo è meno invasivo di un'operazione a cuore aperto. La procedura non chirurgica si può effettuare in un ambulatorio o in un laboratorio di emodinamica. Il cardiologo interventista introduce un tubicino di piccolo calibro in una vena: di solito si tratta della vena femorale e il punto di accesso è a livello inguinale. Il tubicino contiene un catetere che serve allo specialista per attraversare il forame ovale pervio e raggiungere l'atrio sinistro. Avvitato su questo catetere c'è una specie di "ombrellino" che viene introdotto chiuso e fatto avanzare finchè supera il Pfo. A questo punto il cardiologo può aprirlo: due dischi vanno così a chiudere ciascun lato del forame ovale pervio. Quando il cardiologo è sicuro della manovra eseguita (monitorata con un ecocardiogramma), può rilasciare definitivamente l'"ombrellino" svitandolo dal catetere dove era montato.
Questa procedura richiede 1-2 ore di tempo. Di solito la persona viene dimessa nell'arco di 12-24 ore. Nel periodo di convalescenza è di solito consigliata una cura con farmaci antiaggreganti piastrinici da seguire per almeno 6 mesi. Durante il primo anno dopo l'intervento sono necessarie regolari visite specialistiche di controllo con ecocardiogramma.
Il malore del campione
Il calciatore Antonio Cassano è stato colpito da un'ischemia cerebrale che ha interessato un'area circoscritta e non ha causato danni neurologici permanenti. La mancanza di un adeguato afflusso di sangue in un punto localizzato del cervello, dovuta all'ostruzione dell'arteria che lo irrora, è stata causata da un'anomalia congenita del cuore Pfo.
Dopo gli accertamenti all'ospedale Policlinico di MIlano, il giocatore barese è stato sottoposto a un intervento di cardiologia interventistica per ripristinare la normale anatomia del cuore. Cassano è stato dimesso in pochi giorni e ora dovrà rimanere a riposo per 4-6 mesi (sottoponendosi a controlli cardiologici e a una cura con farmaci), poi potrà riprendere a giocare.
(tratto da Viver Sani e Belli n. 47 2011)