Non deve essere considerata una formula di giovinezza nè una pozione miracolosa. Si tratta comunque di un traguado sorprendente ottenuto dalla scienza anche se per ora solo "in vitro": l'nversione del processo di invecchiamento, con la graduale cancellazione dei segni tipici del tempo.
Un gruppo di ricercatori francesi è riuscito nell'impresa di riprogrammare le cellule di alcune persone anziane, facendole regredire fino a uno stadi analogo a quello delle staminali embrionali, dunque capaci di differenziarsi in quasi tutti i tipi di tessuto di un individuo adulto e di svolgerne le funzioni.
La scoperta è sicuramente eccezionale, ma non è il caso di cedere a facili entusiasmi, illudendosi che sia stato trovato l'elisir dell'eterna giovinezza, anche perchè non è certo questo l'obiettivo di chi sta facendo ricerca sulle staminali e sui loro possibili impieghi.
LA SPERIMENTAZIONE SUL DNA
Un'equipe francese dell'Institute of functional genomics dell'università di Montpellier, guidata dal professor Jean-Marc Lemaitre, ha scoperto un modo per invertire il processo di invecchiamento cellulare: partendo dalle cellule donate da persone anziane, è riuscita a ottenere cellule staminali indistinguibili da quelle embrionali, il cui utilizzo è eticamente controverso. In pratica, è stato messo a punto un sistema che consente di cancellare tutti quei marcatori che caratterizzano la cellula prelevata da un organismo anziano - quindi logora, poco efficiente e prossima alla fine delle attività per cui era stata programmata - e di riportarla a uno stadio di pre-specializzazione, simile a quello in cui si trovano le cellule staminali embrionali, che possono essere programmate a specializzarsi in qualsiasi tipo di tessuto e a svolgerne le funzioni.
Un cocktail di 6 sostanze
I ricercatori francesi hanno inserito nel Dna di cellule "anziane", oltre ai quattro geni standard impiegati per riprogrammare le cellule adulte, anche altri due fattori di trascrizione, che in questo caso si sono rivelati vincenti: Nanog e Lin28. Si tratta di proteine che si legano al Dna della cellula e ne cancellano la senescenza, ossia quei meccanismi di deterioramento legati all'invecchiamento cellulare. La particolarità di queste due proteine sta nella loro capacità di:
- restaurare i telomeri, ossia la parte terminale del cromosoma che ha la tendenza a degradarsi ogni volta che il Dna cellulare si replica e che, pertanto, risulta implicata nel processo di invecchiamento
- modificare l'espressione di alcuni geni
- abbassare i livelli di stress ossidativo cellulare, che comporta l'invecchiamento della cellula e una diminuzione della sua efficienza
- favorire il funzionamento dei mitocontri, i piccoli organi presenti nelle cellule da cui proviene l'energia necessaria al loro funzionamento
PER L'USO MEDICO CI VORRANNO ALMENO 10 ANNI
Senza voler togliere nulla all'eccezionalità di questa scoperta, va subito precisato che le applicazioni pratiche sono ancora molto lontane a venire. I risultati ci sono stati e sono stati positivi, ma solo in laboratorio. Si è trattato di sperimentazioni in vitro, nessuno finora ha mai provato a reiniettar in una persona le cellule "ringiovanite e riprogrammate".
Ci vorranno 10-15 anni prima di poter arrivare alle applicazioni mediche, ossia perchè qualche persona possa effettivamente beneficiare di questo ringiovanimento cellulare. Sarà necessario investire molto altro denaro per poter continuare su questa strada e condurre altri esperimenti e, soprattutto, bisognerà trovare il modo per azzerare tutti i possibili rischi derivanti dall'impiego di determinate sostanze implicate nel processo di ringiovanimento cellulare. Infatti, il "cocktail" utilizzato per questo esperimento presenta alcune incognite che potrebbero mettere a repentaglio la salute di eventuali "cavie" umane.
LE CONCLUSIONI: L'invecchiamento non è irreversibile
Questa sperimentazione ha dimostrato che l'invecchiamento non è un processo irreversibile: mai finora una cellula già deteriorata, vecchia ed esaurita da un punto di vista funzionale era stata riprogrammata per poter svolgere ancora altre funzioni.
Inoltre, si è visto che l'età di una cellula non rappresenta una barriera alla riprogrammazione. Infatti, cellule provenienti da organismi di età avanzata sono state indotte a svilupparsi in cellule staminali pluripotenti, quindi con una capacità del tutto simile a quella delle staminali embrionali.
In precedenza i ricercatori erano riusciti a "ringiovanire", anche se con tutta una serie di limiti, solo cellule umane adulte di persone giovani. Non rappresenta più una barriera nemmeno la senescenza, intesa come processo di invecchiamento naturale che provoca la morte cellulare nel momento n cui certi meccanismi all'interno della cellula diventano troppo danneggiati per poter funzionare correttamente.
Questo procedimento si è rivelato un valido metodo alternativo per ottenere cellule staminali pluripotenti, quindi con una capacità simile alle tanto discusse staminali embrionali.
Infatti, in Francia come in Italia e in tanti altri Paesi europei, è vietata la sperimentazione sulle staminali embrionali per tutta una serie di motivi etici e morali, in quanto il loro utilizzo implicherebbe la distruzione di embrioni umani, divieto che è stato recentemente ribadito dalla Corte di Giustizia europea, con una sentenza che proibisce il brevetto di farmaci o cure ottenute con questi studi.
Questa scoperta, se venisse confermata da ulteriori esperimenti, potrebbe garantire il progresso scientifico nel totale rispetto della legge.
(tratto da Viversani n. 49 2011)